Sexting minorile: da fenomeno clinico al reato


- Posted by Giacomo Piperno
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*A cura di Giuseppe Fulginiti
I giovani oggi crescono in una realtà dove la socialità riguarda più il mondo virtuale che il mondo concreto, una realtà dove relazionarsi con avatar consente di connettere insieme le “anime gemelle” e di giungere all’amore vero ed eterno. L’incanto dell’innamoramento adolescenziale, la noia percepita nonostante l’infinità di svaghi, la sessualità femminile che spaventa l’altro sesso, contribuiscono tutti ad alimentare l’Ideale dell’Io attraverso l’idealizzazione dell’oggetto sessuale che di fatto non si conosce ma che esiste sin dall’infanzia dal momento che l’innamoramento di tipo oggettuale si sviluppa in funzione di condizioni amorose infantili idealizzate.
Fu Freud nel 1914 in “Introduzione al narcisismo” a parlarci dell’innamoramento adolescenziale come di quel momento in cui ogni rimozione viene sospesa per lasciare spazio alle perversioni. In realtà più che perversione è la fantasia ad avere un ruolo predominante nell’iperspazio ancora sconosciuto a Sigmund Freud, ed è infatti questo il luogo in cui avviene lo scambio di foto, video e testi, tra l’offender e la sua vittima.
Sexting: descrizione del fenomeno
La parola composta sexting, viene usata per la prima volta nel 2005 ed inserita nel Dizionario inglese Merriam-Webster, a partire dal 2012. Il termine nasce dall’unione delle parole inglesi sex e texting, ossia sesso e messaggiare. E’ definito come l’invio di messaggi o immagini sessualmente esplicite tramite telefono cellulare.
Il sexting nasce come risposta al bisogno di sperimentare col proprio partner il piacere sessuale che viene però consumato sotto forma di autoerotismo. Probabilmente la sua origine pratica si pone come forma intermedia tra mera masturbazione e rapporto sessuale concreto tra due amanti e trova giusto collocamento tra gli adolescenti che iniziano a vivere anche psicologicamente il peso di cambiamenti nel proprio corpo e nella propria fisiologia, ma anche cambiamenti emotivi e psicosociali.
A differenza di quanto avveniva fino al secolo scorso, quando durante la masturbazione ci si limitava a richiamare alla memoria l’oggetto del desiderio sessuale, oggi gli adolescenti e talvolta anche i preadolescenti, utilizzano la tecnologia, nella fattispecie lo smartphone, come strumento atto a raggiungere l’orgasmo e condividere l’estasiante sensazione con una persona per la quale si trova una forte attrazione fisica. Per poter praticare il sexting si utilizzano delle apposite App, dico apposite perché l’applicazione di messaggistica istantanea per eccellenza: Whatsapp, non è preferita a tale scopo in quanto consente di effettuare screenshot, scaricare le immagini nella propria galleria, condividere i file e mantanere in memoria foto e video condivisi.
Le Applicazioni prescelte sono diverse, prima fra tutte vi è Telegram che addirittura oltre a consentire chat private e protette da password, offre la possibilità a chi la utilizza, di impostare il tempo entro il quale un determinato messaggio può autodistruggersi. La stessa chat di Instagram permette al destinatario di visualizzare la foto solo due volte e poi scompare e laddove viene fatto uno screenshot, l’App lo segnala al mittente. Tuttavia, nonostante vi siano vari modi di proteggersi e ridurre rischi e pericoli, bisogna sempre tenere in considerazione la possibilità che chi li riceve possa in qualche modo riuscire a tenere con sé i file e a utilizzarli, commettendo reato penale, in seguito.
Classificazione del fenomeno
Il sesso rientra a pieno titolo tra i comportamenti che attivano il circuito della ricompensa. Alla base del circuito neurobiologico vi è il rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore in grado di interagire con i nostri comportamenti perché viene rilasciato ogni volta che proviamo piacere e soddisfazione. La dopamina è associata al rinforzo del comportamento in quanto spinge alla ricerca di quelle sensazioni e comportamenti che ci hanno dato piacere e innescato così, il meccanismo della dipendenza. Questa sostanza viene pertanto rilasciata ogni volta che proviamo gratificazione sia di tipo fisico che psicologico. I criteri diagnostici per questo Disturbo indicano che deve essere riscontrato un disagio o una compromissione clinicamente significativi, associate ad almeno due manifestazioni sintomatiche tra quelle contemplate, nel corso di un periodo di almeno dodici mesi. La gravità del Disturbo è basata dal numero di sintomi: Lieve (2-3); Moderato (4-5); Grave (6 o più).
Psicologia dell’adolescenza
L’adolescenza caratterizza una fase dello sviluppo dell’Io in cui tutti i modelli mentali costruiti durante l’infanzia e la fase di latenza preadolescenziale, vengono nuovamente messi in discussione, in parte distrutti e quindi ristrutturati. E’ questo caos primordiale che consente la costruzione di una propria identità. Il problema principale riguarda però le maggiori pulsioni che riaffiorano con forza imperante: il risveglio della sessualità, questa volta però di tipo adulto, ossia l’individuo potrebbe già procreare; il risveglio dell’aggressività con valore di sopravvivenza. Il caos che cerca un nuovo ordine nella Psiche, si muove attraverso la sperimentazione, l’adolescente avanza nella propria quotidianità come fosse già adulto, ma l’ansia, la confusione, la disorganizzazione tipica della fase di sviluppo in cui si trova, lo riporta spesso a regredire a posizioni infantili seguite poi da propulsione e riorganizzazione per avanzare verso l’età adulta.
L’innamoramento come momento emotivo intenso e coinvolgente, travolge tutti indistintamente in questo stadio della vita. L’esperienza è enigmatica, basti pensare a poeti e scrittori che da sempre hanno cercato invano di definire l’amore e coglierne le caratteristiche salienti, ma ciò che accomuna tutti è l’idea di una forza sovrumana che coinvolge attivamente i sentimenti e trova immagine in creature idilliache che altro non sono che proiezioni incontrollate. Durante l’innamoramento adolescenziale i sentimenti sono confusi e alternati, si passa dall’esaltazione alla tristezza, dalla fiducia alla sfiducia, in un’ambivalenza costante che non si limita al desiderio tipico del piacere sessuale proprio perché inconosciuto e lascia così spazio alla tenerezza e alla timorosa venerazione.

Possibili basi psicopatologiche dell’adescatore online
Prima di addentrarci nelle ipotesi psicopatologiche degli adescatori online, bisogna anzitutto differenziare i child sexual offenders dai pedofili. Il fenomeno del sexting non coinvolge bambini prepuberi, e pertanto non riguarda i pedofili in senso stretto, ma soggetti le cui fantasie sessuali si concentrano su ragazze molto giovani e minorenni. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i sex offenders non costituiscono una categoria omogenea di individui. Diverso è il loro modus operandi, variegate sono le motivazioni che sottendono il comportamento deviante, diversa è la vittima per età, sesso e tipo di relazione.
La correlazione tra malattia mentale e comportamento sessuale deviante e illecito è una questione che rimane sostanzialmente aperta, tuttavia, alcuni ricercatori dimostrarono una significativa presenza di Disturbi di Personalità (Disturbo Schizoide, Narcisistico, Evitante) nel loro campione di studio. Spesso si parla di “cause” quale la fobia sociale come quadro clinico particolarmente rappresentato, a denotare l’incapacità di tali soggetti a stabilire relazioni solide ed efficaci con gli altri.
Al momento è possibile tracciare alcune delle caratteristiche comuni a tutti i sex offenders: bassa autostima, difficoltà nelle relazioni interpersonali, forte isolamento, carenti strategie di coping, mancanza di empatia e capacità di stare in intimità. Tra i meccanismi di difesa maggiormente utilizzati vi è il Diniego, infatti non percepiscono il loro Disturbo come patologico, ma neppure il loro agire come criminoso.
Gli adescatori online non riflettono minimamente su quanto hanno commesso, il loro problema se estremizzato, riguarda solo il rischio della pena che non accettano perché convinti di non aver commesso un fatto punibile. Per loro la vittima era al momento del fatto, consenziente, e laddove gli viene fatto presente che si tratta di minori, approfittano del rischio della rete di incorrere in persone che falsificano i propri dati personali e cercano di dimostrare che a loro avevano detto che si trattava di maggiorenni.
L’amore regale nell’adolescenza: La vittima
Durante la fase adolescenziale le figure di riferimento idealizzate cambiano e lasciano spazio a nuovi modelli di riferimento e rispecchiamento che andranno a costituire l’identità e la personalità del giovane adulto. Nel saggio del 1914 “Introduzione al narcisismo” il Maestro Sigmund Freud, presenta lo stadio narcisistico come fase evolutiva della libido sessuale. Distingue un narcisismo primario in cui l’Io non è differenziato e si troverebbe in uno stato fusionale con la madre e che definisce Io ideale, da un narcisismo secondario che si svilupperebbe in seguito all’interiorizzazione di oggetti idealizzati e darebbe vita a ciò che definì Ideale dell’Io.
Nella sua opera Freud afferma che lo sviluppo dell’Io consiste nel prendere le distanze dal narcisismo primario ma al tempo stesso attua un intenso sforzo per recuperarlo nella nuova forma dell’Ideale dell’Io. Ora, durante il processo di formazione dell’Io, si crea necessariamente una ferita narcisistica in quanto il bambino man mano che si separa dalla madre e comprende ciò che non è Io, sperimenta ripetute frustrazioni che daranno origine alla ferita narcisistica. Nel tentativo di sanare la ferita e ritornare allo stadio precedente di onnipotenza e simbiosi con la madre, il bambino proietterà il suo Io ideale sull’oggetto (i genitori) costruendo un modello ideale. Tra i tre e i sei anni il bambino entra in un periodo cruciale di crescita psicobiologica durante il quale esplora i suoi genitali e i problemi del sesso. Si scoprono i genitali come fonte di piacere e la masturbazione infantile come mezzo per raggiungerlo. E’ a questo punto che l’Ideale dell’Io viene ridimensionato dall’educazione da parte dei genitori che impediscono di perpetrare l’azione, consentendo l’introiezione di norme e valori che arginano l’onnipotenza narcisistica e strutturano il Super-Io.
L’innamoramento adolescenziale non reca con sé le caratteristiche tipiche di un amore maturo per cui si è capaci di instaurare una relazione di coppia soddisfacente ed evoluta, esso riguarda oggetti irraggiungibili sui quali viene proiettato il proprio Ideale dell’Io. Prima dell’avvento dei social network, l’idealizzazione adolescenziale trovava massimo sfogo ed era ben osservabile attraverso l’identificazione degli adolescenti con icone musicali, attori famosi e via discorrendo. Inoltre, attraverso l’apporto degli ideali del gruppo e dei coetanei, ci si poteva facilmente staccare dagli oggetti edipici, cessare di investire su questi la libido sessuale e formare relazioni oggettuali flessibili e differenziate.
Creazione dell’Avatar
Oggi assistiamo sempre di più a ragazzi e ragazze che si isolano nel loro mondo, si incollano al pc o allo smartphone e chattano per ore e ore nutrendo la loro narcisistica solitudine e colmando la sempre più dilagante noia. Internet e i Social Network, consentono ad ogni utente di creare un proprio avatar, ossia una rappresentazione grafica di sé stessi che consente di interfacciarsi con altri utenti nella realtà virtuale. All’avatar segue un proprio profilo con una catena di interessi che connettono immediatamente più avatar tra loro sulla base di una compatibilità percentuale. Quel che avviene in pratica è una costruzione ideale di ciò che si desidera gli altri vedano in noi, nessuno mostra la parte negativa di sé, l’oggetto che si incontra è l’oggetto totalmente buono che non consente di essere investito nella sua alterità, è la concretizzazione della famigerata ricerca dell’anima gemella, ricerca decisamente regressiva che mira di fatto al ricongiungimento con l’oggetto primario. L’Ideale dell’Io si struttura definitivamente con la fine dell’adolescenza, quando però si stacca completamente dagli oggetti d’amore primari ed evolve in altre direzioni più evolute. La realtà virtuale ostacola la conclusione di questo processo in tutti quegli adolescenti che si trovano a fare i conti con un Super-Io troppo rigido che predomina sulla personalità in via di sviluppo del soggetto, non consentendogli nel mondo concreto di ricorrere a nuovi ideali e a nuove identificazioni.
Il reato
Quando possiamo considerare il sexting un reato? Vi sono dei pericoli concreti per la vittima? La nostra legislazione tutela realmente le vittime di reati commessi online? Quali sono i rischi del sexting, cosa rischia l’offender e quali pericoli per la vittima?
Contestualmente all’evoluzione della tecnologia informatica e al diffondersi della rete internet si è avuta la nascita e la proliferazione di molte e nuove forme di reato commesse mediante l’utilizzo di internet. Le sempre maggiori denunce da parte delle vittime e le vicende di cronaca hanno avuto l’effetto di animare il dibattito nelle aule parlamentari con l’obiettivo di apportare delle modifiche al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale.
Ipotesi di abuso sessuale online a danno di minore
Quando viene ipotizzato un abuso sessuale online a danno di minori, la prima fase della rilevazione del caso riguarda la raccolta delle informazioni. E’ quindi importante capire chi è coinvolto e cosa è successo. Bisogna sapere se sono state prodotte o inviate delle immagini o dei video, se ci sono state delle chat a contenuto sessuale. Bisogna sapere quando è avvenuto il fatto e in quale ambiente virtuale, se si tratta di chat-room, di social network e capire come il tutto è avvenuto, così da comprendere e definire l’ipotesi di reato: Grooming online, Cybersex, Sexting o Revenge Porn.
Questo tipo di reato è procedibile d’ufficio, pertanto gli operatori che rivestono il ruolo di Pubblico Ufficiale, come operatori sanitari, scolastici o sociali, sono obbligati a procedere alla segnalazione alle Forze di Polizia (art.357 c.p.), il rischio è l’illecita omessa denuncia di reato (artt. 361 e 362 c.p.). Nel caso in cui la rilevazione sia effettuata da uno psicologo nell’ambito della libera attività professionale, questi è obbligato a denunciare i reati procedibili d’ufficio (art. 331 c.p.) relativi a minorenni. Ci sarà poi una fase di ascolto del minore abusato online, che è al contempo vittima e testimone fondamentale per stabilire la verità fattuale del reato.