Personality – Guided Forensic Psychology


- Posted by Giacomo Piperno
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di Robert J. Craig, American Psychological Association, 2005
Questo volume si inserisce nella serie editoriale curata da Theodore Millon il quale ha raccolto l’eredità dell’opera di Henry Murray – iniziatore dell’orientamento denominato Personologia (v. H. Murray, Explorations in Personality) – con l’obiettivo di recuperare la dimensione della personalità come variabile centrale degli accadimenti sociali e psicologici. Lo stesso Millon ha pubblicato un volume dal titolo Personality-Guided Therapy (American Psychological Association, 1999) e prima ancora ha scritto Toward a New Personology: An Evolutionary Model (Wiley, 1990). Craig esamina nel suo lavoro diversi campi applicativi della psicologia giuridica, da quelli più tradizionali fino alla cosiddetta Police Psychology, soffermandosi, in tal caso, sull’analisi dei ruoli e sulla valutazione delle caratteristiche psicologiche dell’operatore di polizia. Il filo conduttore lo si trova nel capitolo due, lì ove sono trattati alcuni tra i modelli, o le teorie, della personalità (con una particolare enfasi sul modello bioevoluzionistico di Millon). Tra le tecniche di indagine della personalità estesamente richiamate ed utilizzate anche al fine di offrire al lettore dati statistici, indicazioni orientative e di confronto, si trovano il MMPI-2 e il MCMI (Millon Clinical Muliaxial Inventory), nelle Forme I, II e III: in tale ottica, di particolare interesse risulta essere il capitolo dedicato alla valutazione degli abusi, delle aggressioni e degli atti letali di violenza. Sono segnalate alcune tematiche che potranno svilupparsi nel futuro all’interno del dibattito della psicologia forense: tra queste, la formazione dei professionisti, l’etica professionale, l’utilizzo dei test di personalità e lo sviluppo di nuove prove testologiche. Sono infine criticate alcune indicazioni nosografiche ed è sottolineata la necessità di attendere che le conoscenze specifiche psicologiche e psichiatriche siano sufficientemente stabilite prima di tentare di sviluppare nuovi strumenti di assessment globale o di misura. In tale direzione, è interessante l’esempio proposto dall’autore in merito alla diagnosi di disordine borderline di personalità per come essa è definita nel DSM-IV; dato che viene richiesta la presenza di almeno cinque dei nove criteri indicati nella sintomatologia, vi sono ben quarantacinque modi diversi, per un ipotetico soggetto, di essere catalogato nella categoria di personalità borderline: ma, si chiede Craig, vi sono veramente quarantacinque tipologie diverse di personalità borderline? Da qui scaturisce l’invito a porre maggiore cura nell’elaborazione dei costrutti teorici, con una migliore spiegazione dei criteri, supportata eventualmente da quelle che sono dette ancore comportamentali, al fine di definire in modo più accurato il quadro nosografico: solo arrivati a questo punto sarà possibile, nell’opinione dell’autore, sviluppare nuovi strumenti di valutazione psicologica. Andrea Castiello d’Antonio