L’imputabilità: il piacere tossico negli adolescenti


- Posted by Giacomo Piperno
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*A cura di Micaela Libbi
L’osservazione della realtà circostante può condurre i ricercatori ad incorrere in fenomeni, i quali seppure studiati e conosciuti da tempo, risultino ancora non completamente chiari. Uno di questi fenomeni nell’ambito psicopatologico e clinico è rappresentato dalla dipendenza da sostanze o da comportamenti specifici, i quali vanno ad influenzare e a distorcere, a differenti livelli di gravità, le esperienze private di alcuni soggetti.
Il Piacere Tossico
La dipendenza primariamente risulta essere un fenomeno individuale che può presentarsi durante lo sviluppo psicologico in risposta a specifici fattori evolutivi, nonché una condizione neurobiologica e un problema sociale. L’insieme di questi fattori inseriscono la dipendenza in una costellazione di relazioni oggettuali, angosce e difese la cui dinamica si esplica in una necessaria attitudine le cui finalità e le motivazioni non sempre risultano chiare, tanto alla consapevolezza del paziente, quanto alla valutazione del clinico.
Lo scopo principale delle droghe risulta essere il cambiamento della percezione del sé e dell’ambiente circostante, le dipendenze patologiche fanno sì che i soggetti modifichino lo stato di coscienza ordinario il cui disagio e sofferenza non riescono ad essere regolati altrimenti. Il punto fondamentale nell’esperienza della dipendenza è rappresentato dalle problematiche innescate dalla separazione e dal distacco, le quali sono causa di profonda preoccupazione e di tendenze e comportamenti regressivi.
Il dramma che si osserva in questi soggetti è rappresentato dall’incombente pericolo di cedimento psichico e, si riferisce ad una tensione particolare ed intollerabile dalla quale scaturisce la complessità dei meccanismi di difesa attivati come controllo rispetto al terrore della vulnerabilità.
Affinché la dipendenza si instauri nella vita di una persona è necessaria la presenza di una vulnerabilità di base, che conduce ad una modalità di comportamento utilizzata nel momento in cui il soggetto si trova sotto stress.
Nei soggetti dipendenti si presentano delle emozioni gravose, quali la frustrazione, la delusione, la rabbia, la gelosia, la rivalità, l’invidia e la competizione, che non riescono ad essere mentalizzate nell’esperienza interiore.
Diviene fondamentale la capacità di rappresentazione di un pensiero o di un affetto, affinché i soggetti dipendenti riescano a raggiungere il controllo di quelle emozioni che, potrebbero sopraffare e annientare la loro identità.
Lo scopo del soggetto dipendente è quello di ricercare un piacere, il quale provoca uno stato di trance autoindotto, che permette di costruire una realtà psicosensoriale differente da quella esperita nella realtà ordinaria, tale realtà parallela permette di ritirarsi da ogni contatto, di dissociare le sensazioni, le emozioni e le immagini conflittuali, che non sono rappresentabili sul piano cosciente.
Il Bisogno e il Desiderio
Il soggetto dipendente attraverso i suoi comportamenti paradossali esprime una richiesta di aiuto, a volte quasi consapevolmente, a causa della sua incapacità a tollerale il dolore, rinuncia all’uso del pensiero e della riflessività, ricercando una scarica emozionale.
Un fenomeno tossicomanico assume valenze differenti se si rivolge l’attenzione alla “sostanza, agli usi di questa o alle caratteristiche della relazione con l’oggetto. Se l’attenzione è volta alla “sostanza” si considereranno oggettivamente tossicomani tutti quei comportamenti di dipendenza da sostanze “ufficialmente” tossiche, come, per esempio, le cosiddette droghe “pesanti”. Tuttavia, la definizione di tossicodipendenza, diventerà più incerta se la nostra attenzione è volta verso le droghe “leggere”, o verso l’uso di altre sostanze non oggettivamente tossiche. In questo caso non ci si potrà limitare a sottolineare la presenza o l’assenza di una sostanza, ma la valutazione dovrà essere diretta verso la quantità assunta o la frequenza.
Il bisogno è correlato allo stato somato-psichico presente agli esordi della vita. La vita del neonato è costellata da un inevitabile presenza di bisogni il cui soddisfacimento garantisce la sua sopravvivenza, contrariamente l’impossibilità da parte dell’ambiente di colmarli insinua in questo una condizione di sofferenza. Il bisogno si vede correlato alla “cultura” dell’oggetto il quale è necessario a saturare un bisogno incoercibile. Se la “cultura” è veicolata da un desiderio, il valore dell’oggetto è stabilito in relazione alle sue qualità intrinseche.
Il desiderio, si alimenta delle attese: le relazioni, i pensieri, possono incrementarsi in uno spazio -tempo dove è presente l’assenza dell’oggetto. Le rappresentazioni che nascono in assenza dell’oggetto, servono a far sì che l’oggetto sia presente mentalmente nel tempo della sua “assenza”. Primariamente la rappresentazione visiva e successivamente la parola permettono al bambino di tollerare l’assenza della mamma, in accordo con la necessità o con il desiderio della sua presenza.
I nuovi stili di consumo giovanile
Il mondo della dipendenza porta con sé scenari pieni di dolore e devianza riguardanti sempre di più gruppi sociali già in partenza svantaggiati ed emarginati, o soggetti con pregresse problematiche di sofferenza mentale. Ciò che si evidenzia è come la maggior parte dei giovani consumatori stia andando verso un uso occasionale e intermittente di sostanze di sintesi, legato a contesti ricreativi. La grande varietà e disponibilità di sostanze e farmaci sul mercato, nonché l’aumento della popolazione di consumatori, nei prossimi anni condurranno ad un incremento dell’incidenza di casi di soggetti che per motivi propri o aggiuntivi si inseriranno nelle trame della dipendenza patologica.
Tali comportamenti, si riscontrano prevalentemente nella fase adolescenziale: con questo termine si indica la fascia di età compresa tra i 12 e i 19 anni, un passaggio dall’infanzia all’età adulta, quella maggiormente più ricca di cambiamenti a livello fisico, psichico ed emotivo. L’adolescente si trova in una fase di profondo mutamento, in cui deve fare scelte che saranno poi fondamentali per la costruzione di una identità adulta. L’adolescenza da un lato prevede l’abbandono dei valori giovanili, e dall’altro l’apertura verso nuovi comportamenti, verso la sperimentazione di nuovi ruoli, e l’esplorazione di un ambiente socio-culturale in cui l’adolescente si trova a vivere.
L’elemento caratteristico nella costruzione dell’identità è rappresentato dal corpo dell’adolescente: l’inizio della pubertà vede il raggiungimento della capacità riproduttiva, conducendo a notevoli cambiamenti sia a livello fisico che mentale. L’adolescente si ritrova in un corpo nuovo, e deve imparare ad accettarlo tanto biologicamente che psicologicamente. Il giovane ha bisogno di tempo per elaborare la sua trasformazione, che implica la perdita e la costruzione della sua nuova immagine interna: deve creare la propria identità corporea. Il maggior rischio che il giovane corre è quello di poter considerare il corpo come un ostacolo nel rapporto con gli altri e per questo tende a tenerlo a distanza, a negarlo, a odiarlo, a metterlo in pericolo.
Tradizionalmente il consumo di sostanze stupefacenti si vedeva correlato al disagio, a vicende familiari più o meno traumatizzanti, così che oggi ci si trova spiazzati di fronte a questi comportamenti giovanili che appaiono maggiormente connessi alle difficoltà tipiche presenti nella fase adolescenziale, declinate in uno scenario antropologico-culturale molto complesso.

Diversi ragazzi vivono condizioni di difficoltà psicologiche di varia natura, rispetto alle quali il consumo di droghe, rappresenta una sorta di soluzione sintomatica più o meno consapevole. Per molti adolescenti il consumo di sostanze è preceduto e si sovrappone ad una situazione di malessere. Il disagio dell’adolescente si mostra, principalmente, nella relazione con i coetanei, e si esprime attraverso un sentimento di inadeguatezza e di inferiorità che non gli permette di vivere in maniera naturale le situazioni sociali, costringendoli all’isolamento all’interno del gruppo di appartenenza. Il profondo timore che la propria identità sociale e sessuale, non corrisponda né alle proprie aspettative né a quelle dei coetanei, sembra indicare una fragilità nell’area delle rappresentazioni narcisistiche del Sé.
Adolescenza e Dipendenza
Già intorno ai 13 anni si evidenziano i primi comportamenti problematici e che questi vanno a configurarsi come una vera e propria sindrome da dipendenza verso i 17 anni.
Principali cause
Il fenomeno della tossicodipendenza negli ultimi anni ha visto un coinvolgimento preponderante nei giovani, nonché nei minori maggiormente concentrati nelle grandi città a causa della graduale riduzione dell’età legata alla prima assunzione di sostanze stupefacenti, all’aumento del numero dei reati commessi al fine di procurarsi le dosi utili, e della maggiore disponibilità concernente le operazioni della criminalità organizzata dei minori tossicodipendenti.
Tra le cause che frequentemente inducono i minori all’uso di sostanze stupefacenti vi sono i fattori familiari quali le tormentate relazioni tra i genitori, separazione, divorzio, ostilità, mancanza di calore o di reciproco interesse, un rapporto insussistente tra genitore e figlio con atteggiamenti disciplinari di vago ed inconsistente valore. In ambito familiare si sviluppano particolari dinamiche che provocano nel minore un sentimento di rifiuto inducendolo a ricercare un gruppo alternativo anche se l’atteggiamento di dissenso nei confronti della famiglia originaria non avrebbe carattere decisamente ostile. L’utilizzo di sostanze da parte dell’adolescente è maggiormente probabile quando la famiglia risulta essere ben integrata in quartieri dove vi è una maggiore disponibilità e accessibilità alle droghe.
Tanto i fattori familiari quanto la loro interazione con altre variabili, come l’influenza del gruppo di pari, conduce l’adolescente all’assunzione di sostanze. A ciò si aggiungerebbero condizioni di disagio economico e di difficoltà lavorativa che favorirebbero l’aumento della marginalità.
L’imputabilità di un minore
Il soggetto minorenne non ha ancora raggiunto un grado di sviluppo fisico e psichico tale da poter comprendere quale sia il valore etico-sociale delle sue azioni, non riesce a distinguere ciò che è giusto da ciò che è ingiusto.
Minore età come causa di esclusione
Rispetto a questa considerazione il nostro codice espone come la minore età sia tra le cause di esclusione dell’imputabilità. Seguendo l’orientamento delle scienze psicologiche, visto che l’età della maturazione psichica non è la stessa per tutti i soggetti, ma si modifica da persona a persona, si dovrebbe procedere a valutare l’imputabilità caso per caso. Sussistono, però, esigenze giuridiche di certezza, uguaglianza e praticità dell’accertamento che impongono l’adozione di un criterio cronologico, che, rispetto ai dati offerti dall’esperienza, deve essere altamente presuntivo del raggiungimento della maturità.
Un primo dato riguarda la non necessaria correlazione tra maturità fisica e psichica. Anche evidenziando un’anticipazione dello sviluppo puberale e intellettuale di 2/3 anni, questa non si vede accompagnata da una maturazione affettiva, ciò determina che l’età evolutiva si protrae nel periodo post-adolescenziale, andandosi a concludere con il raggiungimento della maturità tra i 18 e i 25 anni, a seconda della costituzione, della razza, della religione.
Rari comunque sono i casi di minori per i quali si può parlare di vera e propria tossicodipendenza, trattandosi piuttosto di ragazzi che muovendo da un complessivo disagio esistenziale e da condizioni di identificazione, per integrarsi in un gruppo, per sentirsi partecipi a un certo tipo di sottocultura giovanile. Il rapporto con la droga resta caratterizzato pertanto da questo tipo di motivazioni e, se anche tende a rafforzarsi in relazione all’aumento della dipendenza psicologica ed alla conferma della disistima di sé, raramente giunge alla soglia della vera dipendenza.
- Il Codice Penale Sardo del ‘59 considerava imputabili i quattordicenni e prevedeva nei loro confronti un accertamento individuale al fine di verificane la capacità o meno di discernimento. I Codici Parmense ed Estense avevano, invece, stabilito il limite della minore età a dieci anni.
- Il codice Zanardelli considerava non imputabili i minori di nove anni, prevedendo alcune fasce di età (9-14, 14-18, 18-21) rispetto alle quali l’imputabilità era o subordinata alla prova del discernimento o diminuita.
Molte legislazioni straniere avevano elevato la soglia dell’imputabilità all’età di 13,14 o 15 anni. Più recentemente, il codice Russo del 1960, ha innalzato l’inizio dell’imputabilità a 16 anni, il Codice Polacco nel 1970 a 17 anni, e il Codice Brasiliano a 18 anni.
- Un’eccezione è rappresentata dal codice di San Marino del 1975, che considerando la precocità dei ragazzi di oggi ha abbassato l’imputabilità assoluta a 12 anni.
- Il Codice Rocco ha elevato il limite della non imputabilità assoluta a 14 anni “elevamento giustificato dalla necessità di fondere l’imputabilità sulla certezza che l’agente abbia la capacità di intendere e di volere, e tale certezza, secondo i più recenti studi, devesi senz’altro escludere fino agli anni quattordici per tutti i minori”. Ha altresì fissato il termine della minore età e l’inizio della piena imputabilità a diciotto anni compiuti. I minorenni vengono suddivisi in due categorie: i minori di quattordici anni e i minori tra i quattordici e i diciotto anni, i primi non sono considerati capaci di intendere e volere, i secondi sono soggetti da parte del giudice ad accertamento della loro imputabilità.
Valutazione
L’imputabilità non è né esclusa né diminuita dall’assunzione volontaria di stupefacenti prima di commettere un fatto costituente reato. Per quanto riguarda i minorenni il codice penale prevede sempre una valutazione della capacità di intendere e di volere prendendo in considerazione la realtà soggettiva dell’imputato vista nella sua evoluzione.
Si ritiene che per la valutazione dell’imputabilità con riferimento alle caratteristiche del reato di volta in volta commesso la maturità fisio-psichica vada accertata in relazione sia al momento della consapevolezza che della volontà.
Se possiamo ritenere che i minori assuntori di sostanze stupefacenti, anche in considerazione del tipo di reati usualmente commessi, siano in grado di percepire l’antigiuridicità del proprio comportamento, non altrettanto è possibile farlo per quanto riguarda l’aspetto della volontà, dell’attitudine a determinarsi nella scelta fra il bene ed il male, il lecito e l’illecito.
Il trattamento giuridico di un soggetto tossicodipendente
Tanto l’uso di stupefacenti quanto l’alcolismo sono due fenomeni che da sempre hanno interessato le scienze criminali per la loro molteplice potenzialità offensiva e criminogena.
Questi sono rilevati come fattori pregiudizievoli per la salute collettiva e individuale e, come fattori criminogeni, poiché l’assunzione di tali sostanze favorisce la genesi di azioni criminali.
Il trattamento giuridico riservato ai tossicodipendenti si è ispirato alla legislazione codicistica del 1930, con criteri di rilevante severità, dettati dalla necessità di combattere un fenomeno sociale, quale l’alcolismo, che in quegli anni stava assumendo una dimensione dilagante, aggravata anche dall’aumento di delitti commessi in stato di ubriachezza. Il fenomeno della tossicodipendenza non era così conosciuto a quei tempi, sia per la scarsa diffusione delle sostanze stupefacenti, sia per il loro uso. Il consumo delle droghe è iniziato intorno agli anni ’50, andandosi ad incrementare verso gli anni ’60, raggiungendo ad oggi proporzioni gigantesche.
Un importante questione in dottrina e giurisprudenza è quella relativa alla distinzione tra intossicazione cronica e intossicazione abituale da stupefacenti. Nel momento in cui una qualsiasi sostanza, comunque assorbita, va ad interferire con le normali funzioni dell’organismo, andandolo a danneggiare, si parla di intossicazione. Generalmente la medicina effettua una distinzione fra condizioni patologiche acute e croniche, le quali fanno riferimento alla durata, breve o lunga, delle condizioni considerate. Nelle intossicazioni acute, le manifestazioni insorgono in maniera netta e improvvisa, si sviluppano rapidamente, indipendentemente dalle cause; le manifestazioni dovute ad intossicazioni croniche, insorgono, invece, in un arco temporale lungo. La distinzione che viene effettuata tra le due condizioni è correlata al tempo di contatto, breve o lungo, con la sostanza tossica.
Il minore è un soggetto degno di un maggior grado di attenzione e di tutela da parte del nostro ordinamento. Trattandosi di individui in fieri, i minori hanno senza ombra di dubbio bisogno di particolare attenzione e protezione da quanto potrebbe condurli ad un eventuale consolidamento della carriera deviante.
Lo Stato deve percorrere ogni strada che conduca al loro recupero sociale, agendo in modo che, giunti a compimento del loro processo di maturazione, i minori possano ultimare scelte rispettose delle norme penali. Tale percorso, che dall’obbligo di tutela perviene al recupero del minore, è d’altra parte illuminato anche da una norma costituzionale densa di ripercussioni nell’ambito in esame: l’art. 3 Cost., che esclude che possa esservi eguaglianza di trattamento tra “diseguali”. Pur trattandosi di persona, il minore non ha, infatti, raggiunto il compiuto equilibrio psico-fisico dell’adulto. Le peculiarità della sua condizione impongono perciò all’ordinamento di differenziare nei suoi confronti gli interventi, quando mancanze culturali o educative, soprattutto se causati da situazioni di disagio, possano inserire il minore nel “circuito penale”.