La valutazione del danno nel minore vittima di bullismo e cyberbullismo

glenn-carstens-peters-RLw-UC03Gwc-unsplash
Giacomo Piperno

*A cura di Luciana Chiarello

“Si prova una vergogna tremenda ad essere vittima di bullismo, perché ad un certo punto cominci a pensare che ci sia un motivo per cui sei stato preso di mira.” MATT REEVES

Molti sono gli studi sul bullismo che riconoscono il fenomeno come generatore di grande sofferenza ed una minaccia per la personalità della vittima, con danni che possono manifestarsi anche dopo molto tempo. Non stupisce pertanto scoprire che a livello internazionale il bullismo sia considerato uno dei più significativi fenomeni di devianza di gruppo attualmente esistenti, nonché un problema importante di salute pubblica e sul quale è necessario intervenire.

Fenomeno grave che coinvolge

Ad oggi si stimano circa 200 milioni di bambini e di giovani nel mondo, vittime di abusi e sottomissioni, da parte dei loro coetanei. Il bullismo si riconosce in tutto il mondo come un problema serio e complesso, sempre più presente nei giovani. Questo spiacevole fenomeno differisce soprattutto a seconda dell’età e del genere, ma anche per cultura e può attuarsi anche mediante l’utilizzo improprio delle moderne tecnologie. I bambini e gli adolescenti che sono coinvolti nel fenomeno ne soffrono profondamente. Il bullismo e la vittimizzazione iniziano in età precoce e per alcuni individui possono durare tutta un’intera vita. In diversi paesi del mondo si stanno realizzando programmi di prevenzione e di ascolto per vittime di bullismo, con risultati incoraggianti. Le conseguenze mentali, fisiche, sociali e scolastiche del bullismo, hanno un impatto enorme sul capitale umano e sociale. I costi del bullismo gravano sul sistema scolastico e sanitario, sui servizi sociali, sull’amministrazione della giustizia e anche sulla produttività e sull’innovazione nel campo del lavoro. Un problema quindi che coinvolge tutti, il sistema scuola, il sistema famiglia, ma anche l’intera società, le vittime come i bulli, entrambi espressione di un disagio spesso sommerso che trova nella prevaricazione –agita/subita- una modalità per manifestarsi, una forma di comunicazione.

Bullismo come oppressione e prepotenza

Il bullismo però si definisce come un fenomeno dinamico e multidimensionale che rischia spesso di essere confuso con altre forme di disagio che si manifestano durante l’infanzia o l’adolescenza con altre forme di condotte aggressive. Esistono diverse definizioni di bullismo, denominatore comune è la considerazione di questo fenomeno come una forma di aggressività. In Italia, gli studiosi hanno tradotto il termine bullying con il termine “prepotenza”, e condiviso la definizione internazionale che vede il bullismo come un’oppressione, psicologica o fisica, reiterata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone più potenti nei confronti di un’altra persona percepita come più debole.

Un giovane subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo e/o un gruppo di ragazzi, iniziano ad intimorirlo, spaventarlo, minacciarlo o addirittura aggredendolo. E’ sempre prepotenza quando un ragazzo riceve colpi, pugni, calci o minacce, quando viene rinchiuso in una stanza o riceve corrispondenza intimidatoria. Questi fatti capitano sempre più spesso, e chi subisce non riesce a difendersi e purtroppo, in molte casistiche, la vittima attua un atteggiamento di chiusura verso l’esterno.

Caratteristiche distintive

Le caratteristiche distintive di questa tipologia di condotta che si vengono a delineare nello studio di tale fenomeno sono: l’intenzionalità, la persistenza nel tempo, l’asimmetria di potere e la natura sociale del fenomeno.

  • Intenzionalità: un’azione viene definita offensiva quando una persona infligge intenzionalmente o arreca un danno ad un’altra, il bullo agisce deliberatamente con il preciso scopo di dominare sull’altra persona e di arrecarle disagio.
  • Persistenza nel tempo: sebbene anche un singolo episodio grave possa essere considerato una forma di bullismo, solitamente le prevaricazioni hanno un carattere di cronicità. Nel cyber-bullismo, questo aspetto, non è dato tanto dalla frequenza e dalla ripetitività delle prevaricazioni come nel bullismo tradizionale, ma soprattutto dalla possibilità di accedere ad un numero illimitato di volte ad un contenuto offensivo pubblicato online o diffuso tramite cellulare di cui è impossibile mantenere il controllo.
  • Asimmetria di potere: alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere è un desiderio di intimidire e dominare.
  • Natura sociale del fenomeno: come testimoniato da molti studi, la condotta prevaricatoria avviene frequentemente alla presenza di altri coetanei che possono assumere un ruolo di rinforzo del comportamento del bullo o semplicemente legittimare il suo operato, ad esempio non intervenendo in aiuto della vittima o non parlandone con gli adulti.

Il bullismo può pertanto essere considerato come un comportamento aggressivo intenzionale, reiterato nel tempo, direttamente o indirettamente collegato al contesto scolastico e agito da un bambino/adolescente (considerato) più forte (bullo) contro un altro bambino/adolescente considerato più debole (vittima), sempre alla presenza di altri bambini/adolescenti (spettatori, sostenitori del bullo e/o difensori della vittima).

Bullismo e Cyber-bullismo forme e tipologie

Alcuni ricercatori di genere approfondiscono e suddividono le esperienze di bullismo in 5 tipologie: fisico-corporeo, verbale (appellativi, insulti e minacce), indiretto (bugie o diffusione di falsità), oppure bullismo legato al danneggiamenti o alla sottrazione di un oggetto di proprietà della vittima o alla sua esclusione dal gruppo. Per quanto concerne il contesto in cui si sviluppano queste condotte, il contesto scolastico si pone sempre come luogo di prevalenza dei fenomeni di bullismo, anche se, tra le diverse espressioni della condotta prevaricatoria, c’è da tenere in considerazione anche una forma abbastanza recente di bullismo, quella che nasce e si sviluppa in un contesto altro, il cyber spazio.

cyber bullismo

Cyber-bullismo

Il fenomeno definito “cyber-bulling” si riferisce all’utilizzo delle informazioni elettroniche e dispositivi di comunicazione per molestare una persona o un gruppo. Mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici, a causa di limiti spazio-temporali, il cyber-bullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico. Nello scenario virtuale, azioni di bullismo reale possono essere fotografate o videoriprese, pubblicate e diffuse sul web (socialnetwork, siti di foto-video sharing, email, blog, forum e chat) trasformandosi in vere e proprie azioni di prepotenza informatica, di persecuzione, di molestia e di calunnia. Si tratta di azioni molto aggressive che possono ledere fortemente il benessere psico-fisico della vittima “designata” e che possono essere perpetrate all’interno di servizi web di social – networking, di messaggistica, di chat, di forum e di giochi di ruolo. N. Willard distingue otto tipologie di cyber-bullismo, differenti per la modalità attraverso la quale si manifestano e lo “spazio” e contesto virtuale in cui si inseriscono:

  • flaming: invio di messaggi violenti e/o volgari mirati a suscitare scontri verbali;
  • harassment: l’invito ripetuto di messaggi insultanti con l’obiettivo di ferire qualcuno;
  • denigration: il parlar male di qualcuno per danneggiare la sua reputazione, via email, messaggistica istantanea, etc;
  • impersonation: la sostituzione di persona, di farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili,
  • exposure: la pubblicazione online di informazioni private e/o imbarazzanti su un’altra persona; trickery: l’inganno ovvero ottenere la fiducia di qualcuno per poi pubblicare e condividere con altri le informazioni confidate;
  • exclusion: escludere deliberatamente una persona da un gruppo per ferirla;
  • cyberstalking: ripetute e minacciose molestie e denigrazioni.

Il danno alla persona

Nelle linee guida dell’Ordine degli Psicologi del Lazio per l’accertamento e la valutazione psicologico giuridica del danno alla persona, la personalità viene definita come espressione peculiare dell’individuo ed il risultato della naturale interazione di molteplici e multiformi fattori. La personalità è “un’organizzazione di modi di essere, di conoscere e di agire, che assicura unità, coerenza, continuità, stabilità, e progettualità alle relazioni dell’individuo con il mondo” Ogni individuo reagisce in maniera diversa ai vari eventi con i quali è costretto ad interagire, e gli eventuali traumi causati da eventi esterni non necessariamente configurano lo stesso livello di problematicità, infatti la risposta patologica dipende da numerosi fattori tra cui, oltre alle condizioni mentali della persona al momento del verificarsi dell’evento, il modo del tutto personale di spiegarsi l’evento all’interno della storia della propria vita ed il significato personale che la persona stessa attribuisce all’evento.

Nella Valutazione del danno alla persona, gli illeciti ed i reati si configurano come eventi psicosociali stressanti che possono generare un trauma di natura psichica. I traumi si configurano come un lutto reale o simbolico, tra ciò che era prima e ciò che è ora; l’illecito, inoltre, si caratterizza come una ferita, una lacerazione, o una frattura fra l’individuo ed il mondo in cui le persone devono affrontare un percorso esterno (iter legale) e interno (elaborazione psichica) lungo e difficile, si tratta di percorsi che le persone non hanno scelto e in cui sono state costrette a sacrificare la loro vita. Qualsiasi danno che faccia capo ad un soggetto, di qualsiasi tipo o entità, è inquadrabile in questa categoria.

Blog Attachment

Lascia un commento