Competenze mentali e giudizio morale nei procedimenti penali

Competenze mentali e giudizio morale nei procedimenti penali
Giacomo Piperno

*A cura di Federica Lupo

Sebbene negli ultimi anni il contributo delle neuroscienze in psicologia giuridica sia stato valido sia dal punto di vista teorico che scientifico, non vi è però chiarezza in merito ai test specifici da somministrare nei diversi casi forensi, in particolar modo per quanto riguarda la valutazione delle competenze mentali in ambito penale.
Infatti, la psicologia giuridica necessiterebbe di una maggiore specificità per la scelta degli strumenti neuropsicologici al fine di valutare meglio i deficit cognitivi del soggetto autore di reato.

Social Cognition: cos’è?

Si definisce Social Cognition quell’insieme di processi neuro cognitivi, per cui noi individui siamo in grado di comprendere le reazioni dell’altro, riconoscere le sue emozioni, inferire il comportamento altrui sulla base delle norme sociali, prendere delle decisioni moralmente accettabili o non prenderle affatto (Frith 2007, Arioli et al., 2018). Tali competenze esordiscono all’incirca verso i 14 mesi di vita, e costituiscono la base per le interazioni sociali e per la comprensione non soltanto di ciò che è giusto fare, ma anche di ciò che normalmente possiamo aspettarci dagli altri, in base a determinate situazioni. Pertanto, si ritiene che ad essere implicati nei soggetti coinvolti nei procedimenti penali, siano degli aspetti specifici della Cognizione Sociale, ovvero le capacità di giudizio morale. Il giudizio morale risulta uno degli aspetti più recenti che la cognizione sociale include nel proprio ambito ed una valutazione accurata dello stesso nei procedimenti penali, potrà costituire uno strumento pertinente ed esaustivo. In generale si può affermare che diversi sono gli aspetti che caratterizzano la moralità in ciascuno di noi, per tutte le scelte che operiamo, ma anche per come giudichiamo quelle altrui. Dunque il suddetto elaborato verte sulla descrizione della Social Cognition, sul suo contributo secondo una prospettiva legata sì alle neuroscienze ma anche come ambito di confine tra le neuroscienze e la psicologia clinica, per poi descriverne l’importanza nei procedimenti penali, nello specifico valutando uno dei suoi aspetti che a nostro parere può essere più coinvolto in ambito penale, ovvero il giudizio morale.

La valutazione delle competenze mentali in ambito giuridico

La valutazione delle competenze mentali in ambito giuridico ed ancor di più in ambito penale, risulta fondamentale per le diagnosi di infermità mentale, per valutare l’idoneità a rendere testimonianza, il livello di maturità/immaturità, la capacità di intendere e di volere. La metodologia psicologica nella valutazione delle capacità mentali tiene conto di: orientamento (spazio, tempo, luoghi e persone) memoria di fissazione (tracce recenti e remoti), cultura generale, vocabolario, capacità di astrazione, capacità di critica, giudizio e logica. Infatti, come definito da P. Pichot:

” Si chiama test mentale una situazione sperimentale standardizzata che serve da stimolo ad un comportamento. Tale comportamento viene valutato mediante un confronto statico con quello di altrui individui posti nella medesima situazione, il che permette di valutare il soggetto esaminato sia quantitativamente, sia qualitativamente.”

I test hanno infatti, un aspetto qualitativo più clinico ed un aspetto quantitativo più statistico. Per cui per valutare le funzioni cognitive o mentali, ricorriamo all’utilizzo di test, ovvero ci occupiamo di individuale e non di relazionale. In ambito penale appunto, parliamo di individuale mentre in ambito civile è l’individuo dentro la relazione. In ambito penale infatti parliamo di individuale in quanto il soggetto è già imputato. I test vengono dunque utilizzati sia in ambito penale che civile, ma sono il punto di partenza in ambito penale proprio per volere “pulire” il quadro di organicità, per poi proseguire con le indagini relative ad aspetti più legati alla personalità, e quindi alla somministrazione di reattivi di personalità come l’MMPI o il test di Rorschach ad integrazione del colloquio clinico. In ambito civile invece, i test sono importanti ma non sempre costituiscono il punto di partenza, a meno che non vi sia già una condizione pregressa di compromissione cognitiva o altro di particolare.

La valutazione delle competenze mentali in ambito giuridico

Sicuramente il test di Bender, ad esempio, costituisce un test di screening valido per entrambi gli ambiti, sia civile che penale. L’importanza dei test deriva dal fatto che ci consentono di approfondire le funzioni psichiche che entrano in gioco nel setting peritale e non solo.

Test in ambito forense

I test mentali generalmente più utilizzati in ambito forense sono: il Visual Motor Gestalt Test di Bender e la scala WAIS-R (Wechsler Adult Intelligence Scale Revisionated) di D. Wechsler. Mentre per quanto riguarda i minori abbiamo: il Visual Motor Gestalt test di L. Bender e la WAIS come negli adulti, mentre per i più piccoli si utilizza la WISC- R (Wechsler Intelligence Scale for Children Revisionated) di D. Wechsler (6-16 anni). Per i bimbi ancor più piccoli si fa riferimento a prove grafiche.

Visual Motor Gestalt Test

I test neuropsicologici, tra cui il maggiormente utilizzato è il Visual Motor Gestalt Test di L. Bender, sono semplici da applicare, sia per la modalità che per la brevità del tempo che richiedono per la somministrazione. Il Visual Motor Gestalt Test di Bender, un test utilizzato per valutare il funzionamento neuropsicologico, consiste nel copiare nove figure geometriche su un foglio. Le figure vengono presentate separatamente con il modello posto di fronte al soggetto gli viene chiesto di copiare la figura nel modo più simile possibile.

Il test di Bender integra percezione e motilità in quanto viene tradotto attraverso la copiatura delle figure ciò che viene percepito. Ciò consente di mettere in evidenza le forme primitive di esperienza percettiva e la continua interazione tra fattori sensoriali e motori. Indubbiamente copiare l’immagine stimolo consente un’espressione maggiormente fruibile delle funzioni cognitive più diretta e tangibile, della mera descrizione di ciò che viene percepito.

Pertanto, il test di Bender oltre ad essere un test neuropsicologico di efficienza cognitiva atto ad indagare l’integrità ed il funzionamento delle abilità visuo-motorie risulta anche utile in considerazione degli indici emotivi. Tali indici come: il distanziamento tra le figure, la micrografia, la macrografia, l’agglutinamento delle figure, sono sinonimo rispettivamente di riduzione o espansione dell’io o della presenza di nuclei emotivi bloccati o ancora di incistamenti psicotici.

In un’ottica più quantitativa invece, il Bender costituisce un test di maturazione della funzione visivo-motoria della gestalt, è importante per individuare eventuali ritardi o regressi della funzione o addirittura la sua perdita, come anche lesioni organiche del sistema nervoso centrale. Esso, inoltre, ha dimostrato di essere come già affermato, molto utile anche nell’analisi degli indici emozionali della personalità, specialmente quelli grafici laddove appaiano fenomeni particolari legati alla strutturazione formale del tratto.

Wechsler Intelligence Scale R

La Wechsler Intelligence Scale R, è un reattivo mentale che valuta le competenze cognitive dei soggetti a partire dai 16 anni di età. Tale test di livello è tarato e standardizzato sulla popolazione italiana, sia per età che per scolarità. Questo test si compone di una serie di prove, verbali e di performance che compongono insieme le funzioni generali dell’attività intellettiva, ovvero il Quoziente Intellettivo Totale. Ogni prova esplora un insieme di attitudini dell’attività 7 cognitiva, quantificando il rendimento del soggetto per ciascuna prova.
In particolare, la WAISR è composta da: sei subtest verbali e cinque subtest di performance, con tre tipi di Q.I.: verbale, di performance e totale.
Dunque, la WAIS-R fornisce un indice di deterioramento mentale, valuta il funzionamento dei processi di pensiero, la memoria immediata, la concentrazione, le funzioni logiche produttive e riproduttive, la creatività, la tenacia, la determinazione, l’apprendimento, l’intelligenza sociale. Tale reattivo permette sia il confronto interpersonale delle funzioni intellettive di un soggetto con la popolazione di riferimento, espressa in Q.I., sia il confronto intrapersonale dell’efficienza delle diverse funzioni che sono alla base dei risultati nei diversi subtest. Oltre la valutazione quantitativa delle funzioni cognitive, attraverso la WAIS-R è possibile valutare la qualità dell’intelligenza in quanto le prove di cui il test si compone sono indicative di competenze specifiche, valutate sia singolarmente che in correlazione tra di loro.

WISC-R Test

La WISC-R invece è un test di livello per la fascia di età 6-16 anni, con le stesse caratteristiche della WAIS, ma comprende 12 prove o subtest, di cui sei appartenenti alla scala verbale e sei alla scala di performance. Ogni subtest esplora un insieme di funzioni dell’attività intellettiva, quantificando il rendimento ad ogni prova.
Il test permette di effettuare una valutazione del livello globale di intelligenza espresso in termini quantitativi ed una valutazione qualitativa sulla presenza o meno di equilibrio delle funzioni psichiche singole ed in interazione fra di loro. Esse, infatti, risultano accuratamente standardizzate ed i loro sub-test sono espressi in una scala di punteggi ponderati equiparati e direttamente confrontabili. Per il modo stesso in cui sono state strutturate, tutte offrono diverse opportunità di essere utilizzate e cioè sia a complemento della diagnostica psicologica, sia per una più circostanziata definizione dei potenziali per l’apprendimento.

WISC-R Test

Ciò è dovuto al fatto che ogni subtest, appartenente alla scala Verbale e a quella di Performance, esplora una funzione o un insieme di funzioni dell’attività intellettiva, permettendone la valutazione di efficienza sia in sé sia in correlazione e in confronto con le altre funzioni e con l’attività globale, grazie alla possibilità di quantificare il rendimento ad ogni prova. Pertanto, i test permettono di ricavare una valutazione del livello globale di intelligenza espresso in termini quantitativi e una valutazione qualitativa sull’esistenza o meno di equilibrio delle funzioni psichiche intellettive tra loro.

La Cognizione Sociale: un nuovo ambito di valutazione nei procedimenti penali

La specie umana è una specie altamente sociale. Gli esseri umani costruiscono e mantengono, costantemente, un’ampia varietà di relazioni con gli altri, ed è altamente probabile che la natura sociale degli esseri umani ne abbia ampiamente contribuito al successo come specie.

Il Cervello Sociale

Non stupisce, che un’ampia parte del cervello umano venga costantemente impiegata per comprendere e per interagire con un mondo sociale che, variegato ed in rapido cambiamento, costituisce l’ambiente all’interno del quale, quotidianamente, gli esseri umani vivono. E non sorprende neanche che, nel corso dell’evoluzione, la nostra specie abbia sviluppato una serie di capacità che le hanno consentito di comprendere ed anticipare il comportamento sociale degli altri individui.
Lo studio del “cervello sociale” secondo un approccio multidisciplinare è relativamente recente; è solo negli ultimi decenni infatti che, grazie a tecniche di indagine sempre più sofisticate e specifici paradigmi teorici, gli scienziati hanno potuto indagare le basi neurali dei complessi processi cognitivi ed emotivi che sono alla base dell’interazione tra membri della stessa specie. Un buon punto di partenza per comprendere questo affascinante settore di studi è definire il dominio cognitivo in questione: la Cognizione Sociale (o Intelligenza Sociale) è la somma di quei processi che consentono agli individui di una stessa specie di interagire tra loro (Frith et al, 2007).
L’Intelligenza Sociale include le capacità di percepire e di interpretare il comportamento altrui in termini di stati mentali, di concettualizzare le relazioni tra individui e di utilizzare tali informazioni per guidare il proprio comportamento e predire quello degli altri. Chiaramente la cognizione sociale per fare tutto ciò, si basa sul contesto, sulle norme e sulle abilità emozionali e sociali che ci consentono di mantenere un comportamento adeguato. L’Intelligenza sociale include dunque la capacità di discriminare ed inferire il comportamento degli altri in termini di stati mentali, ovvero di concettualizzare le relazioni tra individui affinché costituiscano una sorta di comportamento guida adeguato.

L’Aspetto morale della Cognizione Sociale: Il Giudizio Morale

Strettamente legato alla Teoria della Mente, la componente morale della cognizione sociale, risulta oggi indispensabile perché, nell’attuale epoca di globalizzazione di interscambio, gli esseri umani si trovano a coesistere in una società multietnica e pluriculturale, all’interno della quale i diversi sistemi di valori morali ed etici si incontrano e, non di rado, si scontrano.

L’Aspetto morale della Cognizione Sociale: Il Giudizio Morale


Il sistema morale riguarda infatti tutto l’insieme di norme e regole, sulle quali un determinato gruppo di individui orienta il proprio comportamento sociale. Tali sistemi però non hanno un carattere di assolutezza, motivo per cui sono socialmente e culturalmente determinati dal contesto cui apparteniamo: sia come singoli individui che come gruppo. Esprimere dunque un giudizio morale, non significa in assoluto fornire una risposta giusta o sbagliata ad una data situazione o contesto, come spesso si può erroneamente ritenere. Esprimere un giudizio morale invece, riguarda la nostra capacità di valutare un dato comportamento o una data azione (propria o dell’altro), alla luce dei principi ed orientamenti che deriveranno solo ed esclusivamente dal proprio sistema morale, proprio e del contesto socio-culturale cui ciascuno di noi appartiene.

La valutazione della moralità in base al concetto di disvalore

Il concetto giuridico di imputabilità della persona capace di intendere e di volere è di fondamentale importanza in ambito peritale, poiché il soggetto che ha commesso il reato non soltanto deve essere giudicato capace di intendere e di volere nel momento in cui ha commesso il crimine, ma deve anche essere in grado di comprendere l’azione dello stato verso di lui. Il soggetto deve dunque essere “compos sui” o “compos mentis” ovvero padrone di sé, cosciente e consapevole di sé stesso.
Il tema dell’imputabilità nel caso di minore autore di reato è certamente attuale e particolarmente controverso, soprattutto se legato al complesso e sfuggente concetto di immaturità ed alla metodologia psicologica necessaria per rispondere ai quesiti di un magistrato nello svolgimento di una perizia. Ricordiamo che il minore esisteva in ambito giuridico come oggetto non come soggetto. Inoltre, mentre per gli adulti si parte dal presupposto che un soggetto è imputabile nel momento in cui ha commesso un reato, nei minori di età compresa tra i 14 anni e 18 anni si parte dall’accertamento dell’imputabilità, quindi dalla capacità d’intendere e di volere.

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