Compendio di criminologia. Quinta edizione

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Giacomo Piperno

Gianluigi Ponti, Isabella Merzagora Betsos. Raffaello Cortina, Milano, 2008. Pp. 584, Euro 49.50.

E’, questo, un testo classico e ben conosciuto dagli addetti ai lavori, un testo che ha una lunga storia e, non casualmente, è ora giunto alla sua quinta edizione. Si tratta di un volume sia di studio – rappresentando pertanto una trattazione ampia e diversificata sulla tematica – sia di consultazione: un testo che per la sua stessa architettura interna può dunque essere utilizzato in vista di diverse finalità.

I due autori sono molti noti sia per la loro attività di insegnamento, sia per le loro pubblicazioni. Al proposito, di Gianluigi Ponti e Ugo Fornari si ricorda Il fascino del male (Raffaello Cortina, Milano, 1995), mentre di Isabella Merzagora Betsos si segnarla il recentissimo Uomini violenti. I partner abusanti e il loro trattamento. (Raffaello Cortina, Milano, 2009).
Il primo capitolo introduce il lettore allo studio della criminologia e il secondo tratta dello sviluppo storico della disciplina. Sono poi esaminati i contributi che alla criminologia hanno offerto la sociologia, la psicologia e la biologia, entrando quindi nel merito della fenomenologia del crimine con un’ampia trattazione del fenomeno della delinquenza. Il capitolo settimo collega i principali disturbi mentali alla criminologia, mentre uno specifico approfondimento è offerto in merito al problema dell’abuso di sostanze in relazione alla devianza e alle azioni delinquenziali. Gli aspetti giuridici sono trattati nel Capitolo 9, mentre nell’ultimo capitolo si dipana un’interessante riflessione su Criminologia clinica o applicata. Chiude il testo l’Epilogo, seguito da una Bibliografia focalizzata e da due Indici (dei nomi ed analitico).
Rispetto alle edizioni precedenti è, da un lato, evidente la linea di continuità che necessariamente le lega, mentre dall’altro emergono nuove considerazioni – sullo sfondo delle mutate condizioni sociali – e nuove tematiche, come quella della criminalità ad opera di soggetti immigrati nel nostro Paese.
Da sottolineare l’attenzione all’etica professionale e, in senso generale, al substrato valoriale che è posto alla base del mestiere del criminologo e della stessa disciplina, in contrapposizione alle mode del momento e al proliferare inevitabile – nel nostro contesto sociale, in cui sembra così facile improvvisarsi esperti di qualunque materia… – di sedicenti esperti di criminologia. L’enfasi con la quale i mezzi di comunicazione di massa trattano ultimamente i fatti di cronaca nera e l’insieme delle manifestazioni di curiosità più o meno morbosa che ciò comporta rendono un pessimo servizio alla criminologia e, in generale, al vivere civile. Nella Introduzione è proprio sottolineata la necessità di mantenersi aperti al nuovo e al diverso, con l’impegno verso noi stessi e verso gli altri a rispettare e a far rispettare le regole di base della convivenza civile. Un messaggio forte che viene trasmesso dall’insieme delle centinaia di pagine di questo lavoro è la critica contro le presunte certezze: “Se lo studio della criminologia ha un’utilità, essa consiste, paradossalmente, nel non fornire alcuna soluzione compiuta e definitiva relativamente all’oggetto del suo indagare: né rivelazioni, né certezze sul perché del delitto e sul perché dell’agire delittuoso. Nessuna delle tante teorie è in grado di offrire una chiave di lettura onnivalente” (p. 553). Comprensibilmente, una tale riflessione può sconcertare il lettore ed indurlo ad una visione pessimistica della situazione scientifico-applicativa: ma una tale visione rappresenta anche un potente stimolo a mantenere viva l’attenzione e la curiosità scientifica ed applicativa, senza cedere alla comodità di rinchiudersi in ottiche fisse e ritenute valide sempre e comunque. Tale conclusione sull’indeterminatezza di base dei motivi che conducono un essere umano a delinquere può sorprendere anche quegli operatori dell’ordine e della sicurezza che guardano alla criminologia come ad una fonte di risposte e indicazioni all’interno di un campo di lavoro così complesso: ma tant’è, le illusioni della conoscenza completa e valida per sempre sono da mettere da parte – così come ci ha insegnato la storia dell’epistemologia – non solo nella psicologia, ma anche in aree contigue, come appunto quella della criminologia.

Andrea Castiello d’Antonio

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